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venerdì 17 gennaio 2020

Consulta Boccia il Referendum della Lega

Consulta Boccia il Referendum della Lega


 Salvini rilancia: "Ora firme per elezione diretta del Capo dello Stato"
La Corte Costituzionale lo ha dichiarato inammissibile perché “eccessivamente manipolativo”

Non si terrà il referendum sulla legge elettorale sostenuto dalla Lega per abrogare le norme sulla distribuzione proporzionale dei seggi e trasformare il sistema in un maggioritario puro. La Corte costituzionale lo ha dichiarato inammissibile perché “eccessivamente manipolativo”. Il quesito referendario era stato proposto da otto consigli regionali (di Veneto, Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Abruzzo, Basilicata e Liguria), tutti guidati dal centro-destra. La decisione della Corte Costituzionale sarebbe stata presa a maggioranza. Secondo indiscrezioni si sarebbe trattato però di una maggioranza “solida e ampia”.

Il quesito referendario aveva l’obiettivo di trasformare in un maggioritario puro l’attuale sistema elettorale, con l’abrogazione delle norme sulla distribuzione proporzionale dei seggi. 

In attesa del deposito della sentenza entro il 10 febbraio, l’Ufficio stampa della Corte costituzionale fa sapere che “a conclusione della discussione la richiesta è stata dichiarata inammissibile per l’assorbente ragione dell’eccessiva manipolatività del quesito referendario nella parte che riguarda la delega al Governo, ovvero proprio nella parte che, secondo le intenzioni dei promotori, avrebbe consentito l’autoapplicatività della ‘normativa di risulta’”.

I commenti contro la decisione. Subito il duro commento di Salvini contro la Corte costituzionale: ”È una vergogna, è il vecchio sistema che si difende: Pd e 5stelle sono e restano attaccati alle poltrone. Ci dispiace che non si lasci decidere il popolo: così è il ritorno alla preistoria della peggiore politica italica”.

Il leader leghista incassa il colpo e rilancia con la raccolta delle firme per l’elezione diretta del capo dello Stato: “Noi non ci arrendiamo, anzi rilanciamo e chiederemo agli italiani le firme per eleggere direttamente il Capo dello Stato”, annuncia da Lamezia Terme.

Negativo anche il commento del senatore leghista Calderoli: “Ieri il quotidiano la Repubblica scriveva ‘Cancellare Salvini’ e oggi con la decisione negativa della Consulta sul referendum sulla legge elettorale possiamo scrivere ‘cancelliamo il popolo’”. 

La forzista Mariastella Gelmini commenta:  “Rispettiamo le decisioni della Corte
Costituzionale, anche quando ci appaiono singolari. Attendiamo di leggere le relative motivazioni ma nel frattempo il centro-destra lavori da subito ad una proposta elettorale condivisa che coniughi rappresentanza e governabilità. La Corte nelle precedenti sentenze con cui ha scritto le leggi elettorali, ha chiarito già cosa si può e non si può fare. Certamente si può immaginare una legge in cui la coalizione che vince le elezioni poi, stranamente, governi. Sempre che qualcuno non lo ritenga ‘eccessivamente democratico’”.

“La bocciatura del referendum per il maggioritario era prevedibile sia per l’aspetto politico non gradito alla sinistra e quindi sgradito alla maggioranza della Consulta, sia per la natura tecnica del quesito a nostro avviso corretto ma obiettivamente al limite del consentito. Ottima l’intenzione ma quasi inevitabile l’esito tecnico-politico”. Lo dice la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

I commenti a favore della decisione. Sulla decisione della Consulta arriva anche il commento del ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà: “Dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale, noi continuiamo ad andare avanti per superare il Rosatellum e dare al Paese una legge elettorale proporzionale con soglia alta che garantisca un sistema politico più coeso, Camere più rappresentative e governi più stabili”.

“La Corte costituzionale boccia il referendum inventato da Salvini. Una buona notizia anche per chi non ama il proporzionale”. Così il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni.

“Seguiamo la strada del proporzionale affinché tutti i cittadini italiani siano effettivamente rappresentati in Parlamento”. Così il capo politico M5s Luigi Di Maio.

Oh non gliene va dritta una, che siano veramente degli Incapaci?

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TAGLIO DEI 345 PARLAMENTARI



TAGLIO DEI 345 PARLAMENTARI.
Dopo 4 volte aver votato favorevolmente al taglio, 
approvandone la legge ( immaginate quando costano
mesi e mesi di lavoro ai nostri parlamentari)
 CAPITAN #Selfini ha deciso che
VUOLE TAGLIARE IL TAGLIO !!!





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giovedì 16 gennaio 2020

Pizzarotti : Salvini Non mandi a casa Nessuno

Salvini è tra i pochi che mi fanno capire che c’è tutta la differenza di questo mondo tra le stupidate che dice e l’impegno quotidiano della gente col sudore sulla fronte...


Elezioni Emilia-Romagna,
Sale la tensione in Emilia-Romagna in vista delle elezioni regionali di domenica 26 gennaio 2020: il 
leader della Lega, Matteo Salvini, da qualche giorno è in tour elettorale nelle principali città e ieri, in 
occasione della sua tappa a Parma, si è reso protagonista di uno scontro 
a distanza con il sindaco Federico Pizzarotti.

Durante il suo comizio per l’inaugurazione di una sede elettorale della Lega in via Traversetolo, il 
segretario del Carroccio ha attaccato senza giri di parole il primo cittadino: “Se vinciamo – ha detto alla piazza – il prossimo che mandiamo a casa è Pizzarotti. Era sempre il primo a fare ricorsi contro i decreti sicurezza quando ero ministro e il risultato
 è che Parma è una delle capitali dello spaccio di droga”.

Un’accusa che non è piaciuta per niente a Pizzarotti, che ha deciso di rispondere per le rime con un 
post sulla sua pagina Facebook. “Ecco a voi il delirio di un uomo: 
Matteo Salvini arriva nella ospitale 
Parma nel giorno della Capitale della Cultura e afferma che se vince in Emilia Romagna mi “manda a casa”. Come e attraverso quali strumenti democratici non è dato saperlo,
 nemmeno al Papeete Boy”, ha scritto il sindaco.

“Caro Matteo – si legge ancora – sono stato eletto democraticamente il giorno in cui la Lega a Parma 
non è neanche arrivata al ballottaggio. Tu, qui, non mandi a casa nessuno. Al massimo puoi venire, 
apprezzare la bellezza di Parma, l’ospitalità dei parmigiani, la buona cucina, dire grazie e tornartene a casa. E sì, sono stato tra i primi a contrastare i tuoi inutili decreti sicurezza: l’ho fatto ieri, lo faccio oggi e lo farò domani. Perché non hanno prodotto un risultato”.

“Matteo – ha aggiunto Pizzarotti – il giorno in cui saprai fare una sola proposta, una che una, per gli 
emiliano-romagnoli anziché parlare di gattini, merendine o spararle grosse, qui nella terra della gente 
che lavora e si spacca la schiena, sarà il giorno in cui riuscirai
 a renderti credibile per la prima e unica volta”.

Il sindaco di Parma però non si è fermato qui, perché poco dopo commentando il suo stesso post ha 
rincarato la dose: “Non so a voi, ma a me Matteo Salvini dà un’energia incredibile. Le sue sparate mi 
fanno capire quanto è bello lavorare per la propria città, rimboccarsi le maniche, lavorare sodo e vivere giorno dopo giorno con impegno. Salvini è tra i pochi che mi fanno capire che c’è tutta la differenza di questo mondo tra le stupidate che dice
 e l’impegno quotidiano della gente col sudore sulla fronte”.



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Infondate Misure per Sindaco di Bibbiano

Infondate Misure per Sindaco di Bibbiano


La Cassazione ritiene infondate le misure nei confronti del sindaco di Bibbiano. Non c'erano gli elementi per imporre la misura coercitiva dell'obbligo di dimora nei confronti del sindaco di Bibbiano Andrea Carletti nell'ambito delle indagini sugli affidi illeciti in Val d'Enza. Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni del verdetto che il tre dicembre ha annullato senza rinvio la misura cautelare. I supremi giudici rilevano "l'inesistenza di concreti comportamenti", ammessa anche dai giudici di merito, di inquinamento probatorio e la mancanza di "elementi concreti" di reiterazione dei reati.


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mercoledì 15 gennaio 2020

Orso Seduto tra i Rifiuti che Cerca Cibo


Orso Seduto tra i Rifiuti che Cerca Cibo


 la Foto Simbolo della Natura che Grida Aiuto

Seduto tra i rifiuti in fiamme di una discarica a cielo aperto. E’ un’immagine desolante quella di un orso fotografato in Canada da Troy Moth, che lascia l’amaro in bocca e mostra ancora una volta, il grido d’Aiuto della Natura Ddistrutta dalla mano dell’Uomo.

Una foto che ha fatto il giro del mondo, che fa tenerezza da un lato, rabbia dall’altro. Un orso con aria confusa e spaesata è seduto sopra un letto di immondizia. Una scena quasi surreale, dove bottiglie di plastica, sacchetti e rifiuti di ogni sorta lo circondano.

Alle spalle il bosco che brucia, lui rassegnato rovista in cerca di cibo. La scena è stata immortalata in una discarica a cielo aperto dal fotografo canadese, che si trovava in una comunità dell’Ontario, in Canada, per girare un documentario.

Troy Moth non si aspettava di trovarsi di fronte a una situazione del genere, infatti non è riuscito a scattare subito la sua foto.

“Una volta arrivato in quel luogo incredibile non sono riuscito a scattare. Il giorno dopo son tornato indietro, ero più preparato ad affrontare quella situazione”, scrive su Instagram.

Il fotografo canadese era, come dicevamo, in una comunità dell’Ontario per girare un documentario, ma ciò che l’ha colpito di più è stata un’intera vallata invasa dai rifiuti. Laddove doveva esserci una natura selvaggia c’era la distruzione più totale.


“Ho pianto quando ho scattato la foto, ho pianto quando ci ho lavorato. E di nuovo ho pianto tante volte quando ho ripensato a quel momento. E’ sicuramente la fotografia più straziante che io abbia mai scattato”, continua Moth.

Lo scatto è stato chiamato ‘Invisible Horseman – 2017’, ovvero il cavaliere invisibile, con un chiaro riferimento ai cavalieri dell’apocalisse., il perché lo spiega sempre in un post di Instagram.

“Il tema dell’apocalisse è molto evidente in questa fotografia. L’ho percepito quando ho preso la macchinetta e ho scattato la foto. Mi trovavo in un luogo isolato, non c’era nulla per miglia e miglia, solo rifiuti e natura. In quel momento ho realizzato come tutto quello fosse distante da noi, come tutto quello fosse in realtà invisibile agli occhi umani”.

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Guarda cosa ti  #Rivelera' il 2020   #Denaro #Amore #Salute

Guarda cosa ti  #Rivelera' il 2020 
#Denaro #Amore #Salute

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sabato 11 gennaio 2020

La Bestia Leghista costava mezzo milione di euro l'anno


La Bestia Leghista costava mezzo milione di euro l'anno


 la propaganda di Salvini a spese degli italiani

Non è il cambiamento che tutti speravano ma è sicuramente qualcosa. Con l’addio di Matteo Salvini e del suo sontuoso staff dal Viminale lo Stato si è tolto un bel peso, economico. Perché la prima diretta conseguenza del cambio della guardia al Ministero dell’Interno è che gli italiani non dovranno più pagare l’armata leghista che per quattordici mesi ha curato (a spese nostre) la comunicazione del leader della Lega, ministro e papà di tutti gli italiani.

Ma com’è che Lamorgese riesce a fare il ministro spendendo
 un quinto di quello che ci costava Salvini?

A fare il conto del risparmio per le casse dello Stato è Mauro Munafò per l’Espresso che ha calcolato la differenza tra gli stipendi pagati a quelli della Bestia e il nuovo staff del ministro Luciana Lamorgese. Gli uomini del Capitano pesavano sulle finanze del Ministero per 718mila euro l’anno. Lamorgese ha tagliato notevolmente le spese per i suoi uffici di diretta collaborazione consentendo un risparmio di ben 560mila euro. In pratica a quanto pare il Ministero si può gestire tranquillamente spendendo un quinto di quello che Salvini faceva spendere agli italiani.

Il Viminale ha tagliato un'ingente spesa di 500mila euro che serviva per finanziare la Bestia di Matteo Salvini: si trattava degli stipendi dei collaboratori di Salvini, che sono stati - finalmente - 
tagliati dal budget del Viminale. 
Mezzo milione di euro pagati dai contribuenti per spargere odio online: ecco il 'prima gli italiani' di Matteo Salvini, che in quanto a collaboratori non lesinava mica (e certo, mica pagava lui): aveva uno staff di venti persone, 7 per le sue funzioni di vicepresidente del Consiglio, 14 che si occupavano della comunicazione social. Insomma, per Salvini la sua propaganda era più importante del suo lavoro, tanto da aver dedicato a quella sezione il doppio delle persone. Tanto per fare la differenza, Luciana Lamorgese di collaboratori ne ha due: un'assistente personale e un addetto stampa. 
La notizia è riportata da L'Espresso, che fa anche i conti in tasca al Viminale: Dino Martirano, addetto stampa di Luciana Lamorgese, percepisce 120mila euro all'anno, mentre la storica collaboratrice del Viminale Cristina Pascale è rimasta al suo posto con un compenso di 32mila euro,
 duemila in più di quanto percepiva.
Salvini al ministero aveva portato: Stefano Beltrame (95mila euro), Gianandrea Giani (65mila), Giuseppe Benvenuto, Luigi Peruzzotti e Andrea Pasini con un compenso di 41mila euro. Oltre alla Pascale (30mila) e a Gennaro Terraciano che ha svolto le sue mansioni a titolo gratuito. A loro bisogna aggiungere i professionisti della comunicazione retribuiti con fondi ministeriali: Luca Morisi (65mila euro all’anno) e Andrea Paganella (85mila). E i collaboratori dell’ufficio stampa del ministero: Leonardo Foa, figlio del presidente della Rai Marcello, Daniele Bertana, Fabio Visconti e Andrea Zanelli. Tutti avevano firmato un contratto da 41mila euro per ogni anno. Negli uffici della Presidenza del Consiglio hanno lavorato invece Susanna Ceccardi (65mila euro, poi eletta a Bruxelles), Alessandro Amadori (65mila), Lorenzo Bernasconi (100mila euro), Claudio D’Amico (65mila), Iva Garibaldi (120mila euro), Massimo Villa(65mila) e Paolo Visca, 
con un compenso di 35mila euro.

LEGGI ANCHE
La Bestia, come Funziona la Propaganda di Salvini

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La Bestia è la Propaganda di Salvini

La Bestia: come funziona la propaganda di Salvini


Intervista a un ex hacker e spin doctor digitale,
 che ci parla della strategia comunicativa della Lega, dell’affaire Cambridge Analytica, 
del business dei falsi profili twitter, del Gdpr, Facebook e molto altro

La bestia, come funziona la propaganda di Salvini


Alessandro Orlowski è seduto a un tavolino di un bar di Barcellona. Nato a Parma nel 1967, vive in Spagna da 20 anni. Ex regista di spot e videoclip negli anni ’90 e grande appassionato di informatica, è stato uno dei primi e più influenti hacker italiani. Fin da prima dell’arrivo dei social network, ha lavorato sulle connessioni digitali tra gli individui, per sviluppare campagne virali. Negli anni ha condotto numerose campagne in Rete, come quella per denunciare l’evasione fiscale del Vaticano o i gruppi estremisti negli Stati Uniti e in Europa. Oggi fa lo spin doctor digitale: ha creato Water on Mars, startup di comunicazione digitale tra le più innovative, e guidato il team social risultato fondamentale per condurre il liberale Kuczynski alla presidenza del Perù. Ci accomodiamo, e cominciamo a parlare con lui di politica nel mondo digitale, per arrivare presto a Matteo Salvini e allo straordinario (e inquietante) lavoro che sta realizzando online.

La bestia, come funziona la propaganda di Salvini


Che evoluzione ha avuto negli anni il concetto di “rete social”?
Nasce nei primi anni ’80 con le BBS, le Bulletin Boards System, antesignane dei blog e delle chat. La prima rete sociale, però, è stata Friendster nel 2002, che raggiunse circa 3 milioni di utenti. A seguire l’amatissima (da parte mia) MySpace: narra una leggenda nerd che fu creata in 10 giorni di programmazione. Il primo a usare le reti social per fini elettorali è stato Barack Obama nel 2008.

Oggi in Italia chi è il politico che maneggia meglio questi strumenti?
In tal senso la Lega ha lavorato molto bene, durante l’ultima campagna elettorale. Ha creato un sistema che controlla le reti social di Salvini e analizza quali sono i post e i tweet che ottengono i migliori risultati, e che tipo di persone hanno interagito. In questo modo possono modi care la loro strategia attraverso la propaganda. Un esempio: pubblicano un post su Facebook in cui si parla di immigrazione, e il maggior numero di commenti è “i migranti ci tolgono il lavoro”? Il successivo post rafforzerà questa paura. I dirigenti leghisti hanno chiamato questo software La Bestia.

Politica nel mondo digitale, per arrivare presto a Matteo Salvini e allo straordinario e inquietante lavoro che sta realizzando online il Software La Bestia .

Quando nasce La Bestia?
Dalle mie informazioni nasce dal team di SistemaIntranet di Mantova, ossia dalla mente di Luca Morisi, socio di maggioranza dell’azienda, e Andrea Paganella. Morisi è lo spin doctor digital della Lega, di fatto il responsabile della comunicazione di Salvini. La Bestia è stata ideata a fine 2014, e finalizzata nel 2016. All’inizio si trattava di un semplice tool di monitoraggio e sentiment. Poi si è raffinato, con l’analisi dei post di Facebook e Twitter e la sinergia con la mailing list.



Come funziona l’analisi dei dati, su cui si basa la strategia?
Diciamo che a livello di dati non buttano via nulla: tutto viene analizzato per stabilire la strategia futura, assieme alla società di sondaggi SWG e a Voices From the Blogs (azienda di Big Data Analysis, ndr). I loro report, su tutti quelli del professore Enzo Risso, sono analizzati attentamente dal team della Lega, composto da Iva Garibaldi, Alessandro Panza, Giancarlo Giorgetti, Alessio Colzani, Armando Siri e altri.

Politica nel mondo digitale, per arrivare presto a Matteo Salvini e allo straordinario e inquietante lavoro che sta realizzando online il Software La Bestia .

La Bestia differenzia il suo operato a seconda dei social, 
per rendere immutata l’efficacia di Salvini in base allo strumento?
Per chi si occupa di marketing e propaganda online, è normale adattare la comunicazione ai differenti social. Twitter è l’ufficio stampa, e influenza maggiormente i giornalisti. Su Facebook ti puoi permettere un maggiore storytelling. È interessante vedere come, inserendo nelle mailing list i video di Facebook, la Lega crei una sinergia con la base poco attiva sui social: la raggiunge via mail, e aumenta così visualizzazioni e condivisioni.

Operano legalmente?
Camminano su un filo molto sottile. Il problema riguarda la gestione dei dati. Hanno creato, per esempio, un concorso che si chiama “Vinci Salvini” (poche settimane prima del voto, ndr). Ti dovevi registrare al gioco online e quanti più contenuti pubblicavi a tema Lega, maggiori erano le possibilità di incontrare Salvini. È stato un successo. Il problema è che non sappiamo come siano stati gestiti i dati. A chi venivano affidati? A Salvini? Alla Lega? A una società privata?

Politica nel mondo digitale, per arrivare presto a Matteo Salvini e allo straordinario e inquietante lavoro che sta realizzando online il Software La Bestia .

C’è qualche legame con lo scandalo Cambridge Analytica
 in questo utilizzo “disinvolto” dei dati personali?
Difficile rispondere. Circolano voci in merito all’apertura di una sede di Cambridge Analytica a Roma poco prima delle elezioni italiane, progetto abortito in seguito allo scandalo che ha coinvolto la società britannica. Un partito italiano, non si sa quale, avrebbe richiesto i suoi servizi. È noto che la Lega volesse parlare con Steve Bannon (figura chiave dell’alt-right americana, fondamentale nell’elezione di Donald Trump, ndr) in quel periodo, incontro poi avvenuto in seguito.

La destra – più o meno estrema – sta vincendo la battaglia della comunicazione digital? 
Si muovono meglio dei partiti tradizionali, che non sono riusciti a evolversi. Lo dimostra Bannon, e pure Salvini, che a 45 anni è un super millennial: ha vissuto il calcio balilla, la televisione, Space Invaders e le reti social.

Vedi analogie tra la strategia social di Donald Trump e quella di Salvini?
Salvini ha sempre guardato con attenzione a Trump. Entrambi fanno la cosa più semplice: trovare un nemico comune. E gli sta funzionando molto bene. Nel nuovo governo si sono suddivisi le responsabilità: al M5S è toccato il lavoro, con la forte macchina propagandistica gestita dalla Casaleggio Associati, alla Lega la sicurezza e l’orgoglio nazionale, gestiti da Morisi e amici.

Sta pagando, non c’è che dire.
La totale disinformazione e frotte di like su post propagandistici e falsi – per esempio l’annuncio della consegna di 12 motovedette alla Guardia costiera libica (a fine giugno, ndr) – portano a quello che si definisce vanity KPI: l’elettore rimane soddisfatto nel condividere post che hanno migliaia di like, e quindi affermano le loro convinzioni. Consiglio la lettura di The Thrill of Political Hating di Arthur Brooks.

Esiste una sorta di meme war all’italiana? 
Le meme war non esistono. Ci possono essere contenuti in forma di meme per denigrare i competitor e inquinare i motori di ricerca. Ricordiamoci anni fa, quando su Google scrivevi il cognome “Berlusconi” e il motore di ricerca ti suggeriva “mafioso”: fu un esempio di manipolazione dell’algoritmo di Google. Lo stesso sta succedendo in questi giorni: se scrivete la parola “idiot” e fate “ricerca immagini”, compaiono solo foto di Trump.

Come è stata finanziata l’attività delle reti social della Lega?
La Lega voleva creare una fondazione solo per ricevere i soldi delle donazioni, al fine di poter tenere in piedi le reti social senza passare per i conti in rosso del partito. Il partito è gravato da debiti e scandali finanziari (a luglio il tribunale di Genova ha confermato la richiesta di confisca di 49 milioni di euro dalle casse del partito, ndr). Le leggi italiane lasciano ampio margine: permettono di ricevere micro- donazioni, senza doverle rendere pubbliche. È una forma completamente legale. In ogni caso, potresti chiederlo direttamente a Luca Morisi (Morisi non ha risposto ai tentativi di contatto)

Hanno ricevuto finanziamenti dall’estero? 
Recentemente l’Espresso ha raccontato che alcune donazioni al partito provengono da associazioni come Italia-Russia e Lombardia- Russia, vicine alla Lega. D’altra parte, sono stati i russi a inventare il concetto di hybrid war. Il generale Gerasimov ha teorizzato che le guerre moderne non si devono combattere con le armi, ma con la propaganda e l’hacking.

Un sistema come La Bestia alimenta la creazione di notizie false?
Non direi che ci sia un rapporto diretto tra le due cose, ma sicuramente c’è un rapporto tra La Bestia e il bias dei post che pubblicano. Come ha spiegato lo psicologo e premio Nobel Daniel Kahneman, di fronte a una notizia online la nostra mente si avvale di metodi di giudizio molto rapidi che, grazie alla soddisfazione che dà trovare conferma nei nostri pregiudizi, spesso porta a risposte sbagliate e illogiche, ossia biased.

La Bestia: come funziona la propaganda di Salvini


Salvini lavora su questo bias?
Lo fa il suo team, e anche quello del M5S: amplificare notizie semi-veritiere, viralizzandole e facendole diventare cultura condivisa, che viene confermata sia dalla fonte considerata carismaticamente onesta e affidabile, sia dal numero di condivisioni che la rendono in quel modo difficilmente contestabile. Vai tu a convincere del contrario 18mila utenti che hanno condiviso un post di dubbia veridicità! Una delle figure chiave delle fake news della Lega è stato e forse ancora è il napoletano Marco Mignogna, che gestiva il sito di Noi con Salvini, oltre a una ventina di portali pro-Salvini, pro-M5S e pro-Putin (nel novembre 2017 si è occupato del caso il NYT, ndr).

Quanto di ciò che hai detto fin qui vale anche per il Movimento 5 Stelle?
Non c’è dubbio che dietro al M5S ci sia una buona azienda di marketing politico. La loro propaganda è più decentralizzata rispetto a quella della Lega, tutta controllata da Morisi. Creano piccole reti, appoggiandosi agli attivisti “grillini” e risparmiando così denaro. Non
pagano per rendere virali i post di Grillo o di Di Battista. Anche se oggi, con il M5S al governo, la strategia è in parte cambiata.

Quanto influisce l’attività di trolling sul dibattito politico?
Dipende dal contesto politico e dal Paese, in alcuni casi può essere molto violenta. Per creare account su Twitter esiste un software acquistabile online, che ti permette di generarne mille in tre ore, ognuno con foto e nome distinto. Parliamo di account verificati con un numero di cellulare: c’è un servizio russo che, per 10 centesimi, te ne fornisce uno appositamente. Con 300 o 400 euro puoi crearti in un pomeriggio un migliaio di account Twitter verificati. A quel punto puoi avviare un tweet bombing, cambiando la percezione di una notizia. È semplice e costa poco.

Ci sono conferme sull’esistenza di una rete di troll leghisti?
Non è facile rispondere, perché ci sono diverse tipologie di reti troll, organiche o artificiali. A volte distinguere le due senza tool specializzati è quasi impossibile. Per esempio, le reti di troll formate da persone reali spesso si auto-organizzano, sapendo benissimo che un utente singolo può avere due o più account social sullo stesso network. È normale vedere un utente pro-Lega o pro-M5S gestire anche cinque account con nomi diversi: cento persone in un gruppo segreto di Facebook o su un canale Telegram, con cinque account ciascuno, fanno 500 troll pronti ad attaccare, e scoraggiare utenti standard a un confronto politico.

Esistono quindi reti costruite ad hoc? 
Una di queste botnet è stata smantellata da un gruppo di hacker italiani sei mesi fa: era collegata a una società romana che gestiva una rete di 3mila account Twitter, collegati a un migliaio di account Facebook. Non mi stupirei se un team gestito da Morisi avesse automatizzato e controllasse qualche centinaio o migliaio di account. Qualcosa di simile era già nelle loro mani, con un sistema di tweet automatici su diversi account (documentato da diverse fonti giornalistiche lo scorso gennaio, ndr). L’unica pecca del loro team è la sicurezza informatica, come si è potuto notare dal leak delle informazioni del loro server, avvenuto all’inizio di quest’anno.

Cosa sappiamo sul “gonfiamento” dei numeri social di Salvini?
Abbiamo notato alcune discrepanze, ma in questo momento di grande successo mediatico di Salvini non sono più rilevanti. Abbiamo scoperto alcune botnet di Twitter nate contemporaneamente che, dopo pochi giorni e nello stesso momento, hanno seguito tutte l’account ufficiale di Salvini. La relazione con il suo account era il fatto che supportavano account di estrema destra in Europa, quindi attribuibili a persone vicine a Voice of Europe e gruppi simili, legati a Steve Bannon, come #Altright o #DefendEurope. La pratica di creare fake account è comune: solo pochi giorni fa Twitter ne ha cancellati alcuni milioni.

C’è un modo per riparare simili storture?
C’è poco da fare. In seguito allo scandalo Cambridge Analytica, Facebook ha colpito tutti, impedendo ai ricercatori di studiare questi fenomeni. Le cose non sono cambiate, anzi. Anche a seguito dell’adozione del GDPR (il regolamento sulla protezione dei dati personali, ndr) nei prossimi anni vedremo come si raffineranno le campagne politiche online: sarebbe utile avere leggi che impongano maggior trasparenza su come funzionano le reti social e, naturalmente, maggiore tutela per i cittadini, in particolare per quanto riguarda i propri big data.

LEGGI ANCHE
Facebook chiude 23 pagine Fake 
A due settimane dalle elezioni europee, Facebook chiude 23 pagine italiane che contavano oltre 2,46 milioni di follower che condividevano informazioni false e contenuti divisivi contro i migranti, antivaccini e antisemiti: tra queste, oltre la metà era a sostegno di Lega o M5S. La decisione è arrivata dopo un'accurata indagine della ong Avaaz, 
che si occupa di diritti umani e campagne ambientali...


Intervista a un ex hacker e spin doctor digitale,   che ci parla della strategia comunicativa della Lega, dell’affaire Cambridge Analytica,   del business dei falsi profili twitter, del Gdpr, Facebook

"Se questo è un ministro",   polemica social per il selfie di Salvini ai funerali di Stato a Genova.

"Se questo è un ministro", 
polemica social per il selfie di Salvini ai funerali di Stato a Genova...



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Previsioni per il 2020




Previsioni per il 2020


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venerdì 10 gennaio 2020

Gattuso ha Distrutto Salvini


Gattuso ha Distrutto Salvini

Quando l’uomo politico che fa carriera
 cercando di rappresentare la pancia del popolo
 incontra l’uomo del popolo incazzato con lui,
 l’uomo Politico è un uomo Morto.

Gattuso ha Distrutto Salvini

Gennaro Gattuso, l’allenatore del Milan, fino a oggi è il solo che sia riuscito a mettere in difficoltà Salvini. Ovviamente, sarebbe insensato attribuirgli intenzioni “politiche” nel senso che si dà abitualmente alla parola. Gattuso è un’icona del calcio italiano e tale rimarrà anche in futuro. Ma con la sua risposta al leader della Lega che lo criticava per non aver effettuato cambi nel secondo tempo della partita contro la Lazio è riuscito là dove nessun politico è riuscito:
 Sconfiggere Dialetticamente Salvini.

Salvini ha costruito la fortuna politica su un singolo principio comunicativo: lui è l’uomo del popolo che lotta contro l’élite e la sconfigge. Pensa come il popolo, parla come il popolo, prova i sentimenti del popolo e agisce come agirebbe il popolo. Chiunque, dal professore universitario all’esperto economista al politico in giacca e cravatta, esce triturato dal confronto.

Poi, arriva Gennaro Gattuso. Ha un accento regionale molto marcato, ha una prosa incerta e un vocabolario limitato con cui però ti manda a stendere. Pochi concetti, rozzi, chiari, comprensibili a tutti, condivisibili da tutti. Gattuso è realmente il mondo con cui Salvini
 tenta di identificarsi senza esserlo veramente.

Gattuso è l’uomo del bar cui Salvini, fino a oggi, si è rivolto. L’uomo del bar che dice a Salvini: non capisci niente, fatti gli affari tuoi, pensa alla Politica che è meglio. E così in un attimo, Gattuso ha strappato la maschera dal volto di Salvini svelandone la vera natura: un rappresentante di quella élite che, per pura convenienza politica,
 racconta di voler combattere.




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Guarda cosa ti  #Rivelera' il 2020   #Denaro #Amore #Salute

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#Denaro #Amore #Salute

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sabato 4 gennaio 2020

Guarda Cosa #Rivela il 2020 #Denaro #Amore #Salute


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