Altro che petrolio, l'Europa guarda all'eolico offshore
Mentre l'Italia è alle prese con Tempa rossa, all'estero si lavora sulle rinnovabili. Con uno stoccaggio di energia al largo della Scozia. A basso impatto ambientale.
Gli strascichi dell’inchiesta Tempa rossa arrivano fino al referendum sulle trivelle e al tema dell’energia eolica.
Perché in Italia le indagini della procura di Potenza, con le accuse al capo di Stato maggiore della Marina militare, Giuseppe De Giorgi e le dimissioni della ministra Federica Guidi, hanno causato un fracking politico con ripercussioni presumibilmente anche
sulla consultazione referendaria del 17 aprile 2016.
Un giorno in cui a Doha, in Qatar, è previsto un importantissimo summit tra i produttori Opec e non Opec per trovare un accordo sul tetto alla produzione di petrolio, che ora sembra lontano e fa affondare le Borse mondiali.
STATOIL CAMBIA GIOCO.
Volgendo lo sguardo verso la Scozia, si scrutano, invece, altre priorità.
La multinazionale norvegese del petrolio e del gas Statoil continua, infatti, a cambiare le “regole del gioco energetico” e ha presentato le sue proposte per le energie rinnovabili, continuando a investire su un settore che a Oslo ritengono strategico.
SUPER BATTERIA AD ARIA.
Se a Tempa rossa, area gestita da Total, si punta sul più importante giacimento petrolifero sulla terraferma d’Europa, nel Nord della Gran Bretagna
piace il vento di mare.
Si tratta del progetto di super batteria Batwind da realizzare sulle coste scozzesi e dedicato all’immagazzinamento di energia prodotta dalla piattaforma eolica offshore Hywind in via di realizzazione a circa 15 miglia a Nord-Est della Scozia, nel Mare del Nord.
COME 2 MILIONI DI IPHONE.
Verrà costruito, in pratica, un sistema di accumulo su larga scala per immagazzinare l’energia che arriva dagli impianti eolici posizionati in mare.
La mega batteria potrà accumulare energia per 1 Mwh, l’equivalente
di oltre due milioni di batterie per iPhone.
I sistemi di stoccaggio sono una nuova frontiera di investimenti da parte delle multinazionali.
I produttori di energie rinnovabili possono infatti attingere all’energia immagazzinata per rispondere istantaneamente a picchi di domanda o compensare periodi di bassa
produzione derivante dal vento o dal sole.
COSTI PIÙ BASSI.
Lo storage ha il potenziale di mitigare l’intermittenza e ottimizzare l’uscita di energia.
Può pertanto migliorare l’efficienza e ridurre i costi dell’eolico offshore.
Capacità che per Statoil rappresentano anche una opportunità economica.
Stephen Bull, vice presidente della multinazionale per il settore energia offshore, spiega: «Con Batwind siamo in grado di ottimizzare il sistema energetico dal parco eolico alla rete. Lo stoccaggio rappresenta una nuova applicazione nel nostro portafoglio, contribuendo a realizzare l'ambizione di crescita redditizia in questo settore».
RISPARMI IN BOLLETTA.
Del resto, un recente rapporto redatto dal Carbon Trust, una organizzazione non profit che aiuta le aziende a ridurre le loro emissioni di carbonio, ha concluso che se il mercato optasse per i vantaggi dello storage di energia elettrica, questo potrebbe portare a un risparmio di circa 64 euro l’anno in media sulla bolletta energetica.
Per Tempa rossa, per esempio, le stime de Il Sole 24 Ore, che cita Agriregioneuropa 2012, parlano di 500 milioni di euro come valore aggiunto generato per la Basilicata, regione con 570 mila abitanti che può contare sulle royalty delle compagnie petrolifere.
Tornando a Batwind, questa sarà sviluppata in collaborazione con le università scozzesi, a seguito di un nuovo protocollo d’intesa firmato a Edimburgo tra Statoil, il governo scozzese, l’Offshore Renewable Energy (Ore) Catapult e Scottish Enterprise.
Il progetto entra in funzione nel 2018, ovvero un anno dopo che la piattaforma di pale galleggianti di Hywind inizierà la produzione di energia elettrica (2017) con cinque turbine collocate a 25 chilometri (15 miglia) al largo della costa scozzese.
A quel punto partirà lo stoccaggio attraverso un collegamento da terra.
MANCANZA DI OSTACOLI.
L’eolico offshore, ovvero il parco eolico galleggiante, è sostanzialmente il posizionamento di impianti in mare aperto o in grandi laghi.
Il vantaggio di questa soluzione deriva dalla mancanza di ostacoli e la possibilità
quindi di produrre maggiore energia.
A fronte di ciò, ci sono gli alti costi di realizzazione, manutenzione e trasporto del materiale.
La produttività è però nettamente superiore rispetto alle altre modalità di wind farm e per questo le multinazionali stanno puntando sul settore, in particolare in
Gran Bretagna, Danimarca, Paesi Bassi e Cina.
SCARSO IMPATTO AMBIENTALE.
Dal punto di vista ambientale sono preferite anche per lo scarso impatto con i paesaggi e le specie di uccelli e rapaci migratori.
In Italia, l’eolico offshore ha avuto finora scarso successo soprattutto a causa della mancanza di una normativa certa. In Europa, invece, si deve a questo settore l’unico dato positivo di crescita degli investimenti nelle energie rinnovabili.
VERSO NUOVI MERCATI.
Che Statoil avesse in mente un “cambio di gioco” lo si era capito proprio dal progetto Hywind, che al momento del lancio, nel novembre 2015, veniva rappresentato come «il più grande parco eolico galleggiante al mondo» e che avrebbe portato «interessanti nuovi mercati per
la produzione di energia da fonti rinnovabili».
La decisione di Statoil ha innescato investimenti per circa 2 miliardi di corone norvegesi, l’equivalente di circa 211 milioni di euro.
La società ha intenzione di installare una turbina eolica da 30 Mw su strutture galleggianti a Buchan, a 25 chilometri al largo di Peterhead nell’Aberdeenshire, sfruttando risorse eoliche scozzesi per fornire energia rinnovabile verso il continente.
Il parco eolico, secondo le stime fornite, può dare energia a circa 20 mila famiglie.
Irene Rummelhoff, vice presidente esecutivo della Statoil per le New energy solutions, dice che «il nostro obiettivo con Hywind è quello di dimostrare l’utilità commerciale di parchi eolici galleggianti. Ciò consentirà di aumentare ulteriormente il potenziale di mercato globale di energia eolica offshore, contribuendo a realizzare la nostra ambizione di crescita redditizia nelle energie rinnovabili».
PALE GALLEGGIANTI.
La particolarità di Hywind è la turbina, dotata di una struttura di galleggiamento in acciaio con zavorra appena sotto il livello del mare e a sua volta ancorata al fondo marino con dei cavi.
Non vengono quindi utilizzati dei pilastri come supporto, ottenendo comunque stabilità.
Le pale offshore esistenti sono di solito posizionate e fissate sul mare, con le fondamenta in acqua che risultano molto costose superati i 50 metri di profondità.
Questa soluzione di galleggiamento, individuata da Statoil e Siemens, è invece funzionale per installare il parco a profondità differenti rispetto a quelle finora sfruttate, anche fino a 700 metri.
COME 5 TORRI DI PISA.
Le pale galleggianti di Hywind sono alte 258 metri, considerando anche la parte sott’acqua (tra gli 80 e i 100 metri), ovvero due volte e mezzo il Big Ben di Londra e quasi cinque volte la torre di Pisa.
Il parco si estenderà per una superficie di mare di circa 4 chilometri quadrati, dove le acque raggiungono una profondità di 95-120 metri.
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