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mercoledì 31 ottobre 2018

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domenica 7 ottobre 2018

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martedì 25 settembre 2018

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lunedì 13 agosto 2018

La sonda Parker Solar Probe è partita per il Sole

Secondo il mito greco, insieme a suo padre Dedalo, Icaro fu il primo uomo in grado di volare. Sapeva che le sue ali fatte di cera e piume erano molto fragili, eppure, trasportato dall’euforia, si avvicinò troppo al Sole. A causa dell’eccessivo calore le ali si sciolsero e Icaro precipitò nell’oceano.

La NASA ha lanciato una sonda per studiare 
e svelare i segreti della nostra stella da una distanza record:
 appena sei milioni di chilometri.



La sonda è destinata a sfiorare il Sole arrivando a una distanza record di 6 milioni di chilometri 
Lanciata la sonda Parker Solar Probe della Nasa: è la prima destinata a sfiorare il Sole arrivando a una distanza record di 6 milioni di chilometri. Dopo il mancato invio della mattinata di sabato 11 agosto a causa di problemi tecnici, la nuova finestra di via è stata quella buona. La sonda è partita da Cape Canaveral alle 9:31 (ora italiana) con il razzo Delta IV Heavy: studierà la parte più esterna dell’atmosfera solare (corona) e le tempeste magnetiche, per prevederne le conseguenze su Terra e missioni spaziali. Grande quanto un’auto e pesante poco più di 600 chili, la sonda Parker sfreccerà nello spazio lungo un’orbita fortemente ellittica e raggiungerà una velocità di oltre 600.000 chilometri orari, diventando il veicolo spaziale più veloce della storia.

Secondo il mito greco, insieme a suo padre Dedalo, Icaro fu il primo uomo in grado di volare. Sapeva che le sue ali fatte di cera e piume erano molto fragili, eppure, trasportato dall’euforia, si avvicinò troppo al Sole. A causa dell’eccessivo calore le ali si sciolsero e Icaro precipitò nell’oceano.

Questa estate, impugnando uno scudo di carbonio altamente tecnologico, la Parker Solar Probe (PSP) ripeterà l’impresa tentando di riuscire dove Icaro ha fallito.

La sonda spaziale della NASA viaggerà verso il Sole con l’obiettivo di scardinare i segreti nascosti nella corona solare, la regione più esterna e misteriosa del corpo celeste. Prima d’ora nessuna missione si era spinta a orbitare così vicino alla stella. Nel suo lungo viaggio in cerca di risposte la Parker Solar Probe sarà costretta a sfidare i venti e le tempeste solari, dovendo fare i conti con temperature che arriveranno fino a 1.377 °C.

I venti solari
Poiché il Sole è la stella più vicina a noi è anche quella su cui abbiamo più informazioni. Eppure molti aspetti del nostro corpo celeste devono ancora essere compresi. In questa missione la PSP avrà tre obiettivi di studio principali: indagare l’attività dei venti solari, capire la natura delle tempeste che avvengono sulla superficie e risolvere i dubbi circa la temperatura insolitamente alta della corona solare.

Anche se potrebbero sembrare fenomeni remoti, i venti e le tempeste solari irradiano costantemente tutto il sistema solare. Quando i flussi di elettroni, ioni e altre particelle arrivano nella nostra atmosfera possono anche provocare alterazioni nei campi magnetici della Terra. Uno degli scopi di questa missione sarà proprio cercare di capire meglio le dinamiche di questi eventi e riuscire a trovare una spiegazione all’elevata velocità dei flussi di particelle che generano.

Il primo scienziato a ipotizzare l’esistenza dei venti e delle tempeste solari fu Eugene Parker. Il suo lavoro, pubblicato nel 1958, ha rappresentato un passo in avanti fondamentale per la comprensione delle atmosfere delle stelle. La NASA ha deciso di ringraziare Parker per i suoi studi e, per la prima volta nella sua storia, ha rinominato la missione (chiamata in precedenza Solar Probe Plus) in onore di uno scienziato ancora in vita.

Il mistero della corona
Un altro grande mistero che non finora non ha trovato soluzione è quello dell’eccessiva temperatura della regione più esterna del Sole, la corona solare.

“Quando ci allontaniamo progressivamente da un fuoco –  ha raccontato lo scienziato Alex Young durante la sessione live della NASA lo scorso 20 luglio -, ci aspetteremmo di trovare un ambiente via via più freddo. Questo però non avviene sul Sole; se, infatti, ci troviamo sulla sua superficie avremo una temperatura di circa 10.000 gradi °C. Se ci spostiamo velocemente verso la corona (quindi più esternamente) ci troveremo inaspettatamente a dover fare i conti con una temperatura di milioni di gradi”.

Nella corona solare, infatti, vengono raggiunte temperature anche 300 volte maggiori di quelle registrate nella fotosfera. Perché questo accada non è ancora del tutto chiaro. Gli scienziati hanno fornito diverse ipotesi senza aver mai trovato delle conferme empiriche che le  confermassero. Avvicinandosi fino a sfiorare la corona del Sole, la PSP potrà finalmente risolvere questo mistero.

La sonda partirà dal Kennedy Space Center in Florida a bordo di un Delta IV-Heavy, uno dei razzi più potenti al mondo. La finestra temporale prevista per l’accensione dei motori va dal 31 luglio al 19 agosto. La NASA ha però fatto sapere che se non si verificheranno imprevisti la PSP lascerà la Terra l’11 agosto.

Una volta superata l’atmosfera terrestre la PSP si dirigerà verso Venere raggiungendo il pianeta per la prima volta il 28 settembre, cioè circa dopo sei settimane. Questo primo incontro è così importante per la missione che la NASA ha programmato il lancio in modo da poter sfruttare la posizione favorevole in cui il pianeta si troverà questa estate.

“Venere è veramente importante per noi e ci darà una mano con la sua assistenza gravitazionale che, questa volta, verrà sfruttata in un modo un po’ diverso rispetto alle altre missioni”, ha detto durante la live Nicola Fox, direttrice del reparto scientifico della missione. “Noi non dovremo aumentare la velocità della sonda; proprio come succede a un’auto che fa una curva col freno a mano, la nostra sonda rallenterà la sua corsa cedendo generosamente energia a Venere che, in cambio, assesterà in modo significativo la nostra traiettoria”.

Dopo aver superato Venere la sonda girerà una prima volta intorno al Sole, raggiungendo il perielio il 1 novembre 2018.

Continuando nella sua orbita, la PSP batterà il record di velocità stabilito dalla sonda Juno toccando i 700.000 km/h. A questa andatura potrebbe ipoteticamente arrivare da Roma a Firenze in 1,2 secondi, o dalla Terra alla Luna in circa mezz’ora.

Anche a questa velocità dovremo comunque aspettare 6 anni per avere le migliori immagini del Sole. Durante questo periodo la sonda continuerà a viaggiare nel sistema solare avvicinando sempre di più la propria orbita. Finalmente, alla ventiduesima rivoluzione sarà a soli 6 milioni di chilometri dalla superficie solare. Sette volte più vicino di quanto ogni altra sonda si sia mai avventurata.

Come fa la sonda a non fondersi?
Durante i periodi in cui l’orbita sfiora il Sole, l’energia irradiata dalla stella basterebbe a fondere immediatamente qualsiasi strumentazione. Ecco perché la Parker Solar Probe avrà bisogno, oltre a un sistema di raffreddamento ad acqua, anche di uno speciale scudo termico. Questo dovrà rivolgersi sempre verso la stella per riflettere il calore e schermare la sonda. Lo scudo termo protettore è composto di carbonio e aria ed è spesso solamente 11,5 centimetri. Tutto il resto delle apparecchiature si nasconderà nella zona d’ombra dietro la protezione senza mai superare la temperatura di 30 °C.

Visto l’ambiente estremo in cui si troverà la sonda anche pochi gradi d’errore nell’inclinazione dello scudo di carbonio potrebbero significare il fallimento della missione. In questa situazione dalla Terra nessuno potrebbe intervenire, visto che la segnalazione del problema impiegherebbe quasi otto minuti per arrivare dalla sonda ai Computer della NASA. In altre parole, la PSP dovrà gestire la situazione autonomamente. Per far sì che questo possa accadere, gli ingegneri della NASA hanno progettato un software in grado di controllare l’inclinazione della lastra di carbonio in modo autonomo a seconda dei contesti in cui si troverà.

Hot Ticket – Un biglietto incandescente
Andare sul Sole è difficile. Anche un prodigio di tecnologia come la Parker Solar Probe potrebbe vacillare e aver bisogno di un aiuto. Per sua fortuna, a fare il tifo per la sonda e a supportarla da vicino in ogni istante del viaggio ci saranno oltre un milione di persone. Sono quelli che hanno avuto la possibilità di partecipare a questa missione grazie alla campagna “Hot Ticket”. Inviando la propria candidatura entro il 27 aprile 2018 era possibile vincere un biglietto di sola andata sul Sole. La campagna ha raccolto esattamente 1.137.202 nomi di volontari che andranno, anche se solo simbolicamente, a far visita alla nostra stella.

Sul supporto di memoria, oltre alla lista di sostenitori della missione, la sonda porterà con se anche l’articolo in cui comparve la prima ipotesi dell’esistenza dei venti solari fatta da Eugene Parker. Proprio allo scienziato che dà il nome alla missione è dedicata anche la targa su cui è incastonata la memory card.

Vediamo cosa ci aspetta
“La missione Parker Solar Probe è dedicata al dottor Eugene Parker i cui fondamentali contributi hanno rivoluzionato la nostra conoscenza del Sole e del vento solare” recita la targa bianca posizionata su un fianco della sonda.

Questa conoscenza però non è completa. Sono ancora molti gli aspetti del Sole che non comprendiamo. Grazie a questa missione, però, non approfondiremo soltanto ciò che sappiamo della stella a noi più vicina ma impareremo un po’ di più anche delle altre stelle dell’universo. “La Parker Solar Probe è una missione per tutta l’umanità”, ha detto in chiusura della conferenza Thomas Zurbuchen, il responsabile della direzione delle missioni scientifiche della NASA. “E aiuterà a capire meglio l’ambiente in cui si muoveranno le future missioni verso la Luna, Marte e oltre”.

La sonda terminerà la sua corsa nel 2025, quando non sarà più in grado di gestire l’inclinazione del sistema riflettente. Il calore inizierà a fondere parte della struttura e, lentamente, si avvicinerà sempre più alla corona, fino a diventare parte di essa.

La targa in memoria di Eugene Parker termina con uno dei motti preferiti dello scienziato, diventato anche quello della missione: “let’s see what lies ahead”, vediamo cosa ci aspetta.




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venerdì 3 agosto 2018

Apple: come è nato il logo con la mela morsicata?


la stessa mela mordicchiata alludeva al peccato originale, a sottolineare l’anticonformismo della Apple


Il logo della Apple fu disegnato nel 1977 dal grafico Rob Janoff. 
Ecco come nacque l'idea e che cosa significa.

Il primo logo della Apple Computer rappresentava Isaac Newton seduto sotto a un albero di mele e fu disegnato nel 1976 da un ex socio di Steve Jobs (quest’ultimo pare avesse una gran passione per le mele, da qui il nome scelto per la società). Il disegno in questione, dalla grafica particolareggiata e poco accattivante, non soddisfò mai Jobs, che nel 1977 commissionò
 al grafico Rob Janoff una nuova immagine.

Questi ideò allora il logo della mela morsicata. Tra l’altro, la parola morso - in inglese bite - bene si abbinava ai bit e ai byte del linguaggio informatico, 
e la stessa mela mordicchiata alludeva al peccato originale,
 a sottolineare l’anticonformismo della Apple.


COLORI. All’inizio Janoff tratteggiò una mela monocromatica, ma Jobs la volle colorata, poiché il modello che proponeva in quel momento, l'Apple II, si presentava con una innovativa interfaccia a colori. Il designer arricchì quindi il logo con una serie multicromatica di bande orizzontali, come un arcobaleno, e tale immagine rimase immutata fino al 1998, quando si tornò al colore unico.



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mercoledì 1 agosto 2018

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mercoledì 27 giugno 2018

Testimone di Geova: Ripudiata per Trasfusione

Testimone di Geova: Ripudiata per Trasfusione

Testimone di Geova accetta una trasfusione di sangue: era in fin di vita.
 Ripudiata dalla comunità: «Mi hanno tolto le figlie»

Grazia ha scelto la vita, ma questo le è costato l'affetto delle sue figlie. Grazia D. N. era una Testimone di Geova che ha scelto di allontanarsi dalla comunità dopo le vessazioni ricevute per essersi sottoposta a una trasfusione, vietata dal loro credo, 
per poter sopravvivere dopo un intervento chirurgico.

La donna è una casalinga di 48 anni madre di quattro figli, vive a C., un paesino in provincia di Salerno. Il suo credo però ha quasi rischiato di farla morire: dopo un intervento è stata necessaria una trasfusione, ma che lei ha accettato di fare per non morire.

Un peccato imperdonabile per la sua chiesa, tanto che Grazia si è trovata ad essere umiliata dai suoi "fratelli di culto". Fu lei a introdurre la religione in casa sua, anche contro le iniziali resistenze del marito, convince tutti  (marito e poi i figli) a frequentare gli incontri, convinta che quel credo fosse l'unica possibiltà di salvezza. Quando si opera nel 2016 per un tumore, sceglie una clinica che le garantisce che non le verranno fatte trasfusioni, ma perde molto sangue e la trasfusione diventa necessaria per la sopravvivenza.

Grazia sceglie di vivere, ma la sua scelta non viene perdonata dagli anziani e dalle sue tre figlie che quindi la ripudiano. Oggi la donna vive un vero dramma. Dopo aver subito numerose umiliazioni per essere riaccettata nella comunità dopo la trasfusione, decide di allontanarsene ma in questo modo perde le figlie che non la riconoscono più come madre e l'accusano di aver tradito Geova. Le figlie, tranne il maschio che le è rimasto vicino, 
 vivono a casa di un anziano e non sembrano voler ritrovare il dialogo con la donna che è disperata non solo per la lontananza dalle ragazze, ma perché teme per la loro incolumità all'interno della setta. 

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mercoledì 20 giugno 2018

Dazi Ue contro gli Usa dai jeans al whiskey


Dazi Ue contro gli Usa dai jeans al whiskey


Scatteranno venerdì i dazi europei su una serie di prodotti americani, in risposta alle tariffe annunciate nelle settimane scorse dagli Stati Uniti che colpiscono le importazioni di acciaio e alluminio. Lo ha annunciato la commissaria europea al Commercio Cecilia Malmostroem, secondo cui le misure colpiranno una serie di prodotti - tra cui jeans e whiskey -
 per un valore di 2,8 miliardi euro.

"Non volevamo arrivare a questo - ha sottolineato Malmstroem in una nota diffusa a Bruxelles - Ma la decisione unilaterale e ingiustificata degli Stati Uniti di imporre tariffe su acciaio e alluminio non ci ha lasciato altra scelta. Le regole del commercio internazionale, che abbiamo sviluppato mano nella mano con i nostri partner americani, non possono essere violati 
senza una reazione da parte nostra".

La commissaria al Commercio ha quindi rivendicato che la risposta dell'Unione europea "è misurata, proporzionata e pienamente in linea con le regole del Wto: non serve dire che, se gli Stati Uniti rimuoveranno le loro tariffe, saranno rimosse anche le nostre misure".


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lunedì 11 giugno 2018

Fabio Fazio, Anac boccia il contratto con la Rai

Fabio Fazio, Anac boccia il contratto con la Rai

 “Elementi di criticità e perplessità su costi-ricavi” 
Carte alla Corte dei Conti

L'Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone, come anticipato da La Repubblica, boccia l'accordo tra il conduttore e l'azienda pubblica. E gira il dossier ai giudici contabili per valutare quanto emerso nel corso dell'istruttoria. Michele Anzaldi, che presentò l'esposto: "La Corte dei Conti si pronunci presto per evitare che continuino eventuali danni erariali". Viale Mazzini: "Esclusi danni, la delibera è indicazione non vincolante"

Nel contratto di Fabio Fazio si “ravvisano elementi di criticità” e “perplessità sulla giustezza dei costi/ricavi preventivati”. Con questo atto d’accusa l’Anac ha deciso di ‘denunciare’ il caso dello stipendio del conduttore Rai alla Corte dei Conti. La decisione è arrivata al termine di un’istruttoria lunga e complessa riguardo al compenso, alla durata dell’accordo tra il volto di Che tempo che fa e i rapporti con la società di produzione dello stesso Fazio che è anche autore del programma.

L’Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone, come anticipato da La Repubblica, si è concentrata sull’aumento dello stipendio di Fazio e i quattro anni di durata del contratto nonché sull’affidamento a una società costituita appositamente dal conduttore. Tre elementi che contestati subito da diversi fronti e giustificati dalla Rai con un sicuro ritorno economico per la tv di Stato grazie allo spostamento del programma da Rai Tre a Rai Uno.

Ma proprio su questo, si legge nella delibera dell’Anticorruzione, “evidenziamo perplessità sulla giustezza dei costi/ricavi preventivati”. La prossima settimana la delibera firmata dal capo dell’Anac sarà con ogni probabilità pubblicata sul sito dell’Autorità e potrebbe contenere tutti i dettagli dell’accordo. A giugno, quando scoppiò il caso, si parlò di un compenso attorno ai 3 milioni di euro annui per Fazio, in netta controtendenza rispetto a una contrazione dei cachet elargiti dalla Rai. E in deciso aumento rispetto al precedente compenso di 1,8 milioni.

Di segno opposto la lettura della Rai. Secondo l’azienda di Stato, è da “escludere” che “Anac abbia censurato il compenso”. Anzi, “l’Autorità ha invece riconosciuto, con riferimento al complesso dei rapporti tra Rai, Fazio e la società di produzione, che non sussiste alcun danno attuale cagionato all’erario”. La delibera “ha assunto le forme di una indicazione non vincolante” ed è stata trasmessa alla Corte dei Conti “in quanto organo istituzionalmente competente per il monitoraggio a consuntivo dell’andamento effettivo dei costi e dei ricavi del programma”.

L’esposto da cui è nato il dossier dell’Anac che ora finirà all’attenzione dei giudici contabili venne firmato dal deputato del Pd Michele Anzaldi e “condiviso” dai parlamentari del M5s che evidenziarono come Fazio fosse, a loro avviso, “il classico comunista con il cuore a sinistra e il portafoglio a destra”. Ora Anzaldi, chiede alla Corte dei Conti “di pronunciarsi prima possibile, in modo da evitare il perdurare di eventuali danni erariali” e al presidente della Vigilanza Rai, Roberto Fico, “che il dossier venga messo a disposizione del Parlamento, che della vicenda si è occupato più volte nei mesi scorsi con audizioni e interrogazioni“.








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lunedì 9 aprile 2018

Il Cervello non Invecchia Mai


continua a creare neuroni anche negli anziani

Ricercatori americani guidati da un’italiana hanno scoperto che il cervello degli anziani ha un numero di cellule progenitrici dei neuroni (e neuroni immaturi) simile a quello dei giovani. Ciò significa che può continuare a produrre nuove cellule anche in età avanzata.



Il cervello umano continua a produrre neuroni e a rigenerarsi anche durante la terza età, contrariamente a quanto si credeva fino ad oggi. Lo ha dimostrato un team di ricerca composto da studiosi del Dipartimento di Psichiatria dell'Università Columbia di New York e della Divisione di Imaging Molecolare e Neuropatologia presso il NYS Psychiatric Institute. Gli scienziati, coordinati dall'italiana Maura Boldrini, sono giunti a questa conclusione dopo aver condotto approfonditi esami autoptici sul cervello di 28 persone con un'età compresa tra i 14 e i 79 anni, tutte perfettamente sane prima di morire improvvisamente (per incidenti e altre cause).

Boldrini e colleghi si sono concentrati sul giro dentato dell'ippocampo, una parte del cervello collegata al sistema limbico che gioca un ruolo fondamentale nella memoria, nella navigazione spaziale e nel controllo delle emozioni in risposta allo stress. Osservando il tessuto cerebrale hanno rilevato in tutti i cervelli un numero simile di cellule progenitrici dei neuroni e migliaia di neuroni immaturi, oltre che un volume simile del giro dentato. Ciò significa che se una persona anziana gode di buona salute, senza soffrire di compromissione cognitiva e patologie neuropsichiatriche, può ‘rigenerare' il suo cervello come un giovane. A maggior ragione se mantiene il cervello ‘allenato', fa attività fisica e coltiva interazioni sociali, che tengono a bada il declino cognitivo.



Le uniche differenze riscontrate dai ricercatori risiedono nella vascolarizzazione, con un numero inferiore di vasi sanguigni nelle persone anziane, e nella cosiddetta “neuroplasticità”, a causa di una proteina – chiamata Psa-Ncam – le cui concentrazioni risultano superiori nei giovani. Probabilmente sono questi due elementi a influenzare il declino di alcune funzioni cerebrali negli anziani, ma la neurogenesi – cioè la produzione di neuroni – resta inalterata. Si tratta di una caratteristica esclusiva del cervello dell'essere umano, dato che non è stata osservata in quello dei primati e dei roditori. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Cell Stem Cell.



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venerdì 6 aprile 2018

Fabrizio Corona perde contro il Fisco


dovrà versare vecchie imposte evase

 Fabrizio Corona ha perso una delle sue battaglie con il Fisco. La Cassazione ha infatti accolto il ricorso dell’Agenzia delle entrate contro l’ex fotografo da poco uscito dal carcere e assegnato in affidamento terapeutico presso una comunità di recupero, stabilendo la validità degli avvisi di accertamento per evasione delle imposte dirette e dell’Iva nel periodo 2004-2005 in relazione ai conti della sua società fotografica, la “Corona’s” finita in dissesto e con i creditori alle porte. La Suprema Corte, con il verdetto 8132 depositato ieri, ha dato ragione al fisco contro la sentenza della Commissione tributaria di Milano del 2015 che aveva annullato gli avvisi di accertamento perché non erano stati notificati a Corona, ma solo al curatore fallimentare 
che non aveva fatto opposizione alle cartelle.

Nel verdetto, gli “ermellini” sottolineano che Corona non aveva alcuna «legittimazione» come ex legale rappresentante della sua società - «contribuente fallita» - a fare ricorso contro gli avvisi di accertamento, dal momento che dal curatore fallimentare era venuta «una esplicita presa di posizione negativa circa la utilità per la massa dei creditori di promuovere la lite fiscale» per l’evasione delle imposte del 2004-2005. Accogliendo il ricorso del fisco, i supremi giudici hanno condannato Corona al pagamento di 13mila euro per le spese del giudizio di Cassazione e hanno affermato la piena e definitiva validità di quegli avvisi di accertamento che, quindi, dovranno essere pagati e la cui entità non è nota. Corona, intanto, attende l’udienza fissata il prossimo 19 giugno davanti al tribunale di sorveglianza per sapere se i giudici annulleranno, come richiesto dal suo legale, una revoca dell’affidamento in prova disposta nell’ottobre del 2016 quando fu arrestato per i soldi nascosti nel controsoffitto. Nella stessa udienza si deciderà anche se confermare o meno l’affidamento terapeutico ottenuto lo scorso 21 febbraio, mentre il tribunale sezione misure di prevenzione dovrà decidere sulla confisca dei soldi e dell’appartamento sequestrati a Corona.




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martedì 3 aprile 2018

Italia Senza Migranti sarebbe un Paese più povero e anziano


Bankitalia DICE:
Senza migranti l'Italia sarebbe un Paese più povero e anziano. 

"Negli ultimi venticinque anni e con ogni probabilità nel futuro, la demografia ha dato e darà un contributo diretto sensibilmente negativo alla crescita economica". L'allarme è contenuto in un Occasional Paper della Banca d'Italia, secondo cui "i flussi migratori previsti limiteranno l'ampiezza di tale contributo negativo", anche se "non saranno in grado di invertirne il segno".

Di qui l'invito dei tre curatori dello studio - Federico Barbiellini Amidei, Matteo Gomellini e Paolo Piselli - a intervenire su estensione della vita lavorativa, aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro e incremento nei livelli di istruzione per "contrastare i puri effetti contabili legati all'evoluzione nella struttura per età".

Il contributo alla crescita economica della modifica nella composizione per età della popolazione, affermano i ricercatori, "può essere significativo. Paesi la cui popolazione mostra, ad esempio, una quota di giovani in crescita hanno le potenzialità per raccogliere un dividendo dall'evoluzione demografica attraverso l'aumento dell'offerta di lavoro per quantità e qualità.

Gli aumenti della popolazione giovane in età da lavoro, influiscono anche sulla composizione per età degli occupati producendo, oltre agli effetti diretti sulla crescita economica attraverso l'aumento dei tassi di occupazione e l'incremento dei livelli di efficienza, effetti indiretti sulla dinamica della produttività innanzitutto attraverso l'impatto sull'innovazione sull'innovazione e l'imprenditorialità.

La flessione nei dependency ratio (rapporto tra la popolazione in età non lavorativa e la popolazione in età lavorativa) ha di per sè effetti benefici sulla crescita economica.

L'Italia", rileva lo studio, "è tra i paesi sviluppati che si trovano oggi a fronteggiare uno scenario demografico il cui impatto sulla crescita del prodotto pro capite nei prossimi decenni sarà negativo".

Per più di un secolo dall'Unità, la percentuale di popolazione anziana (oltre i 64 anni), pur crescendo, si è attestata in Italia su livelli inferiori alla metà della popolazione più giovane (con meno di 15 anni). A partire dal secondo dopoguerra, ma soprattutto dalla fine degli anni Ottanta, si assiste a un progressivo mutamento strutturale che ha condotto la popolazione più anziana a superare quella più giovane alla fine del XX secolo, fino a divenire pari al 165 per cento
 della popolazione tra 0- 14 anni nel 2017.

Le prospettive per il prossimo cinquantennio, afferma lo studio, sono di un'ulteriore crescita del rapporto, mentre l'età media della popolazione salirà di oltre 5 anni tra il 2017 e il 2061, passando da 44,9 a 50,2. La quota di popolazione in età da lavoro ha raggiunto un massimo del 70 per cento all'inizio degli anni '90; negli ultimi venticinque anni ha cominciato a flettere e, sulla base delle previsioni, continuerà a ridursi nel prossimo cinquantennio fino a scendere sotto il minimo storico (59 per cento registrato nel 1911) dopo il 2031.

Se scomponiamo questa quota per cittadinanza, circa un quarto della popolazione in età da lavoro sarà costituita nel 2061 da cittadini stranieri. In uno scenario limite in cui non ci fossero residenti con cittadinanza straniera, nel 2061 la quota di popolazione in età 15-64 anni sul totale della popolazione, prevista pari al 55 per cento, scenderebbe a poco più del 40 per cento.

Gli sviluppi demografici sarebbero dunque stati ancor più penalizzanti per l'Italia se non fosse intervenuto negli ultimi 25 anni un significativo flusso migratorio in entrata. "Oggi, come ieri", sottolineano i tre ricercatori della Banca d'Italia, "la maggior parte dei migranti è rappresentata da individui in età lavorativa" e "i paesi che ricevono i flussi migratori vedono aumentare quindi la quota di popolazione in età lavorativa e ridursi il dependency ratio della popolazione più anziana. Inoltre", aggiunge lo studio, "le migrazioni, modificando il tasso medio di fertilità, possono avere un ulteriore impatto (ritardato) su dimensione e struttura per età della popolazione".

Particolarmente importante è risultato il contributo dei migranti alla crescita del Pil nel decennio 2001- 2011: la crescita cumulata è stata positiva per 2,3 punti percentuali mentre sarebbe risultata negativa e pari a -4,4 per cento senza l'immigrazione. Il Pil pro capite senza la componente straniera avrebbe subito nel decennio 2001-2011 un calo del 3 per cento, invece del -1,9 per effettivamente registrato. Ancora significativo è risultato il contributo della popolazione straniera per l'ultimo quinquennio, quello della della crisi: la flessione del Pil pro capite (-4,8 per cento) sarebbe stata nello scenario controfattuale di assenza della popolazione straniera più severa (-7,4 per cento).

Passando ad analizzare i potenziali effetti dell'evoluzione demografica futura sulla crescita economica, lo studio sottolinea che "l'effetto meccanico delle dinamiche demografiche determinerebbe in 45 anni un calo del Pil del 24,4 per cento rispetto ai livelli del 2016 e del 16,2 per cento in termini pro capite (-0,4 medio annuo), a parità di altre condizioni".

Per compensare il contributo negativo della demografia, in modo da mantenere il reddito reale pro capite sui livelli attuali, la produttività dovrebbe crescere a un ritmo dello 0,3 per cento all'anno. "Una dinamica apparentemente modesta ma superiore a quella pressoché nulla registrata dall'inizio del nuovo secolo", fanno notare i ricercatori. Se poi si azzerassero i flussi migratori futuri e la componente di popolazione straniera già residente in Italia al 2016 assumesse parametri demografici identici a quelli dei nativi italiani il risultato sarebbe devastante.

"Il livello del Pil aggregato risulterebbe dimezzato con un calo del 50 per cento. Il livello del reddito pro capite nel 2061 risulterebbe inferiore di un terzo rispetto al livello del 2016. Per compensare la diminuzione del reddito pro capite, la produttività dovrebbe crescere allo 0,64 per cento all'anno. Secondo i tre studiosi di via Nazionale, soltanto "risposte comportamentali e modifiche istituzionali potranno mitigare le conseguenze economiche negative di una popolazione più anziana, controbilanciando la tendenza alla riduzione della forza lavoro".

E tre sono i "motori" più importanti in questa direzione: "L'allungamento della vita lavorativa, l'aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro e l'evoluzione nella dotazione di capitale umano della forza lavoro". L'estensione della vita lavorativa fino a 69 anni, ad esempio, ridurrebbe di sette punti percentuali la flessione del Pil pro capite (-9,2% rispetto a -16,2%) dovuta all'evoluzione demografica sull'orizzonte 2016-2061.

Portare il tasso di occupazione al 70% per gli uomini e al 60% per le donne come previsto dall'Agenda di Lisbona conterrebbe al 2,9% il calo del Pil pro-capite. Attraverso un aumento del livello medio di istruzione per occupato tale per cui l'Italia raggiungerebbe nel 2061 il livello che la Germania avrebbe nel 2040 (14,3 anni), infine, il Pil pro capite aumenterebbe di quasi 10 punti percentuali rispetto al livello attuale. 

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Previsioni per il 2018
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venerdì 2 marzo 2018

CIBI che AIUTANO a DORMIRE MEGLIO

CIBI che AIUTANO a DORMIRE MEGLIO

CIBI che AIUTANO a DORMIRE MEGLIO



CIBI che AIUTANO a DORMIRE MEGLIO

Mandorle: contengono magnesio,
elemento fondamentale per un sonno regolare.





CIBI che AIUTANO a DORMIRE MEGLIO


Lattuga: una delle sostanze contenute in questo alimento,
ovvero il lactarium, ha effetti sedativi sul cervello.




CIBI che AIUTANO a DORMIRE MEGLIO


The al frutto della passione: all’interno dell’infuso ci sono alcaloidi,
componenti che vanno ad agire sul nostro sistema nervoso
 facendoci sentire più stanchi.




CIBI che AIUTANO a DORMIRE MEGLIO


Riso: il riso ha un indice glicemico abbastanza elevato e,
 come tutti i cibi con questa caratteristica, concilia il sonno.




CIBI che AIUTANO a DORMIRE MEGLIO

Cavolo verza: le verdure con foglie verdi sono ricche di calcio,
che agisce sul cervello producendo melatonina.


CIBI che AIUTANO a DORMIRE MEGLIO



Gamberi e aragoste: il triptofano, di cui i crostacei sono ricchi,
è un’altra sostanza che aiuta il sonno.






CIBI che AIUTANO a DORMIRE MEGLIO

Succo di ciliegia: dopo aver bevuto un bicchiere di succo di ciliegia
l’organismo produce più in fretta la giusta quantità di melatonina necessaria
per addormentarsi senza problemi.







CIBI che AIUTANO a DORMIRE MEGLIO

Salmone:
 il salmone – ma anche altri pesci come halibut e tonno – hanno vitamina B6,
fondamentale nella produzione di serotonina e melatonina.






CIBI che AIUTANO a DORMIRE MEGLIO

Cereali: una bella tazza di latte caldo coi cereali
non è solo il rimedio della nonna che tutti conosciamo,
ma è anche una valida combinazione di nutrienti,
ovvero calcio e carboidrati.







CIBI che AIUTANO a DORMIRE MEGLIO

Miele: con un cucchiaio di miele
– magari abbinato al thè o alla camomilla –
il livello di insulina nel sangue sale,
permettendo al triptofano di agire rapidamente.


A cosa serve il triptofano
Bassi livelli di triptofano sono associati a insonnia, depressione e altre problematiche dell’umore, irritabilità e aggressività. E’ utile per favorire il ripristino dei meccanismi fisiologici
che regolano il sonno e l’umore.

Il triptofano, non potendo essere sintetizzato dall’organismo,
va introdotto con l’alimentazione o con integratori specifici.

Come amminoacido è assorbito in modo inferiore rispetto alle proteine che lo contengono, in quanto deve utilizzare dei trasportatori a livello della membrana intestinale che condivide con altri amminoacidi. La stessa cosa accade nella barriera emato-encefalica. Sembra tuttavia che l’assorbimento aumenti quando è associato ad un pasto contenente carboidrati.

In caso di disturbi dell’umore,  studi sull’assorbimento del triptofano e sulla sua conversione in serotonina dimostrano che è necessaria la somministrazione con integratori contenenti elevate quantità di questo amminoacido. La dose giornaliera consigliata è di 1-3 grammi/die.

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domenica 21 gennaio 2018

Università tedesca Insegna come indossare il Burqa


Università tedesca insegna come indossare il burqa 
e scoppia il putiferio 
Polemica in Germania
 contro il corso istituito dall’ateneo di Dresda.

Cosa succede se nella città dove movimenti xenofobi come Pegida sono più radicati, la cultura islamica viene proposta nelle università? Un putiferio. Ed è esattamente quello che sta accadendo a Dresda, nella Germania dell’est, dove la Volkshochschule, l’Università popolare, ha inserito tra i corsi 2018 quello intitolato “Dress code del mondo musulmano”.

Le polemiche su Facebook
Una proposta infelice, che ha suscitato polemiche veramente da ogni fronte. Da una  parte l’associazione Pegida, “Europei patriottici contro l’islamizzazione dell’Occidente”, è pronta a manifestare sotto l’università. Ma anche nel mondo musulmano, sono state sollevate delle criticità. A far partire le polemiche virali sui social è stato nei giorni scorsi il magazine Bild che in un articolo ha accomunato il corso a lezioni di “taglio e cucito”. A quel punto, l’istituto è stato travolto da insulti.

L’attivista per i diritti delle donne musulmane Seyran Ates non accetta questo corso. “Con il lessico utilizzato nella descrizione del programma, le visioni del mondo sono acriticamente ridotte. Propongono di indossare il burqa senza dare conto delle discriminazioni di genere “, ha tuonato la femminista al quotidiano “Bild”. Inoltre, i musulmani che hanno “deciso di non indossare copricapo e abbigliamento occidentale moderno non esisterebbero secondo il contenuto del corso”. Anche Jörg Kiesewetter, portavoce politico per l’integrazione del gruppo parlamentare della CDU, è tagliente: “Questo corso è pieno di ingenuità. Vogliamo una società in cui possiamo guardarci negli occhi e non dobbiamo imparare a coprire”.

La risposta della Volksshochschule
Arrivata attraverso un comunicato è chiara: secondo loro l’iniziativa è utile soprattutto agli operatori umanitari in contatto con i rifugiati musulmani. “Non riusciamo a capire perché Bild abbia scritto un articolo del genere – afferma il direttore dell’università popolare su Facebook – Noi vogliamo che i nostri alunni comprendano gli aspetti controversi della questione e non obblighiamo nessuno ad indossare alcunché”.

Cosa significa indossare il velo
I partecipanti al corso dovrebbero anche essere in grado di acquisire esperienza pratica. C’è la possibilità di provare un burqa da soli. Soprattutto il tono della descrizione del programma solleva delle domande. Sono presenti  frasi come: “I copricapo colorati ti incuriosiscono?” o “Nel corso vengono mostrati la pratica, l’origine e il significato dei singoli codici di abbigliamento e possono anche essere praticamente provati (come ci si sente con un burka?)”. Sembra che il corso riguardi più degli aspetti tecnici, creativi e esotici e meno le visioni del mondo associate al copricapo.

Il clima delle manifestazioni anti islamiche
In realtà non è la prima volta che l’Università popolare tiene corsi del genere, dato che l’iniziativa ha preso piede nel 2013. Ma questa volta è diverso,  Dresda ora è la roccaforte dei movimenti xenofobi come Pegida.  Dall’attentato alla rivista satirica Charlie Hebdo di Parigi, il 7 gennaio 2015, a Dresda si verificano manifestazioni di protesta contro gli stranieri e gli islamici a cui partecipano ogni volta oltre le 25mila persone. I cortei sono organizzati sempre da Pegida. In questo clima di tensione anche una lezione all’Università popolare può spostare le reazioni di pancia dell’opinione pubblica tedesca.


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