La Lega ha Perso Nettamente contro il Pd di Bonaccini.
Il leader del Carroccio vince solo nei sondaggi e nelle tivù.
Oggi è in un vicolo cieco: se si Estremizza ancora prenderà botte da tutti,
se farà una svolta moderata non troverà uno solo che gli crederà.
Analasi del voto facilissima. La ricreazione è finita. I cinque stelle spariscono quasi dappertutto tornando a essere piccola cosa dopo aver sfiorato grandi numeri nel recente passato. Il grande sogno di Matteo Salvini di abbattere l’Emilia-Romagna rossa e di prendere così il controllo del Paese e del centro-destra si è infranto con un atroce risveglio.
Salvini perde nettamente (bravo Stefano Bonaccini, molto bravo!) mentre aveva promesso la vittoria o almeno un testa a testa con il Pd. Il Pd è il primo partito. Nella coalizione di centro-destra si squaglia Forza Italia e fa pochi passi Giorgia Meloni. In Calabria, invece, vince alla grande Forza Italia che, con la propria lista e con le altre due liste collegate, arriva a sfiorare il 25%. Salvini perde il primato come partito, anche qui nel confronto con un Pd che paga il prezzo delle sue divisioni.
I prossimi voti regionali daranno ulteriori dispiaceri a Salvini perché in Puglia, ad esempio, ci sono buone possibilità che rivinca Michele Emiliano e in ogni caso la lista che sarà premiata nel centro-destra sarà quella della Meloni che esprime il candidato governatore,
il democristianissimo Raffele Fitto.
M5S VICINO ALL’ESTINZIONE, LEGA ESTREMISTA FLOP, PD REDIVIVO
Insomma questo voto dice due cose semplici e ne aggiunge un’altra. La prima è che i pentastellati si sono spenti. Forse in un voto politico potranno recuperare elettori, ma ormai sono una forza non decisiva della politica, probabilmente destinata a estinguersi scissione dopo scissione. Dice che Salvini con la sua strategia estremistica ha fatto il pieno con il suo partito ma non ha attirato voto moderato che in Emilia-Rmagna è andato al governatore uscente e in Calabria alla deputata di Forza Italia. La ruspa si è fermata.
Nicola Zingaretti, che aveva promesso lo scioglimento del partito, deve provare almeno a riformarlo,
Il terzo elemento è che il Pd, dato per morente, è vivo e che la società italiana esprime nuovi anticorpi di fronte alla sfida guerresca di Salvini, i ragazzi e le ragazze delle sardine sono un fenomeno riproducibile. Che effetti avrà questo voto? Il governo resta in piedi, il voto anticipato si allontana, nel M5s continuerà la resa dei conti, Nicola Zingaretti, che aveva promesso lo scioglimento del partito, deve provare almeno a riformarlo, Matteo Renzi cercherà di far vedere che esiste ma anche lui ha buio davanti a sé, le sardine forse diventeranno un movimento politico stabile di sinistra.
SALVINI HA DISTRUTTO TUTTO QUELLO CHE AVEVA ACCUMULATO
E Salvini? Salvini si avvia, come ho più volte scritto, verso la parte finale della sua stagione politica. Non comanda da solo nella sua coalizione, ovvero non è più il capo indiscusso. Nel Sud resiste Silvio Berlusconi, avanza Giorgia Meloni. Il governo che aveva promesso di abbattere vivrà una vita travagliata ma vivrà una vita lunga. Il voto sarà, più o meno, alla scadenza naturale e in questo parlamento non ci sono i numeri per eleggere un presidente della repubblica salviniano.
Matteo Salvini durante la campagna elettorale in Emilia-Romagna.
La scia di insuccessi di Salvini è analoga a quella di Luigi Di Maio. È facile prevedere che nel suo partito qualcuno comincerà a chiedere conto del perché nell’arco di sei mesi Salvini sia riuscito a distruggere tutto ciò che aveva accumulato. Il re è nudo, che in questo caso vuol dire che Salvini non è un leader. Mentre Di Maio può dire di aver ballato una notte sola, questo privilegio a Salvini non è mai capitato. Ha vinto solo nei sondaggi e nelle tivù Rai e berlusconiane. Oggi è in un vicolo cieco: se si estremizza ancora prenderà botte da tutti, se farà la famosa svolta moderata non troverà uno solo che gli crederà. Si faccia una birra e saluti a centro campo.
LE SARDINE NON RINUNCINO A UN PROGETTO POLITICO A SINISTRA
In questo contesto il Pd è rinato. Chi ha ascoltato i commenti in televisione durante lo spoglio ha sentito come questo partito sia stato oggetto di critiche e di lazzi da parte di tanti che sognavano oggi di dichiarare sconfitto il modello emiliano. Si devono rassegnare. Dove c’è un popolo vero e un sistema di governo efficiente, non passa la linea sfascista. La leadership zingarettiana ha dato serenità. Le scissioni di Renzi e Carlo Calenda sono state irrilevanti (un bel ciaone a tuti e due). Tuttavia al Pd serve cominciare a volare alto. Nei programmi concreti, come nel rendere stabile e più vigoroso il taglio dell’Irpef. Nelle battaglie ideali perché il voto ci dice che la destra è forte ma non conquista tutto il popolo, anzi c’è una gran parte del popolo che di fronte alla sua avanzata trova la fantasia di organizzarsi e di scendere in campo, come è accaduto con le sardine.
Torna a essere vero che una sinistra riformista con un forte
respiro ideale può contrastare e battere la destra.
Sarebbe un peccato se le sardine rinunciassero a svolgere un proprio ruolo nazionale nel campo del centro-sinistra con le proposte e i valori che tanto entusiasmo hanno suscitato. La loro presenza dimostra che tante analisi di questi anni si sono rivelate fasulle: non era vero che non esistono destra e sinistra, non è vero che il popolo è di destra, non è vero che sovranismo e populismo sono le ideologie egemoni. Torna a essere vero che una sinistra riformista con un forte respiro ideale può contrastare e battere la destra. Questa destra poco per volta capirà di essere forte ma di aver bisogno di avere uno/una leader seria e non un facinoroso. Per questo ho scritto e ripeto che Salvini è all’ultima battaglia. Ne combatterà tante ancora, ma in sei mesi ha rivelato di essere un pessimo capitano. Prima o poi i leghisti gli citofoneranno.
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