Il Fatto Quotidiano parla della vicenda di Francesco Belsito, tesoriere della Lega condannato in appello per appropriazione indebita, che in Costa d’Avorio si sarebbe visto bloccare un carico di opere d’arte in quanto in una delle casse ci sarebbero stati milioni di euro in banconote da cento.
“ Lega in Africa, soldi e misteri ”.
Questo è stato il titolo d’apertura del Fatto Quotidiano,
con il giornale che ha realizzato un’inchiesta che poi
è stata approfondita nel corso della trasmissione
Sono le venti condotta da Peter Gomez su
La Nove con tanto di video e documenti.
Al centro della vicenda c’è ancora Francesco Belsito, ex tesoriere della Lega condannato in appello a 1 anno e 8 mesi per appropriazione indebita per la nota vicenda dei rimborsi elettorali che sarebbero stati utilizzati dalla famiglia Bossi.
Una nuova storia questa dove compare anche questa volta Renzo Bossi, con il “Trota” che avrebbe svolto il ruolo di tramite con alcuni spedizionieri per permettere a Francesco Belsito di spedire dalla Costa d’Avorio in Turchia alcune casse contenenti opere d’arte locali.
I container però non avrebbero mai lasciato l’Africa in quanto fermati dalle autorità di Abidjan, che ispezionando le varie casse in una di queste avrebbero trovato dentro milioni
di euro in banconote da cento.
L’ex tesoriere della Lega e l’Africa
Se in passato Francesco Belsito era salito agli onori delle cronache per la vicenda dei soldi e diamanti in Tanzania, adesso sarebbe sempre l’Africa a mettere in difficoltà l’ex tesoriere della Lega.
La storia rivelata dal Fatto Quotidiano è incentrata questa volta in Costa d’Avorio, paese dal quale Belsito lo scorso anno avrebbe provato ad esportare oltre cento casse contenenti statue in legno, il tutto con tanto di regolare autorizzazione rilasciata dall’ente che si occupa dei nullaosta per l’uscita dal Paese di manufatti locali.
Per organizzare questo trasporto Francesco Belsito si sarebbe poi rivolto a Renzo Bossi, con il figlio del Senatur che avrebbe presentato dei preventivi mettendo in contatto l’ex tesoriere con alcuni imprenditori russi.
Quando il cargo messo a disposizione dei russi era però pronto a trasportare le opere d’arte a Istanbul, ecco che le autorità di Abidjan hanno però fermato tutto visto che in una cassa sarebbe stata trovata una ingente quantità di denaro.
Una circostanza questa rivelata dal Fatto Quotidiano dopo aver sentito gli imprenditori russi, che hanno raccontato con tanto di foto come “durante un’ispezione viene aperta una cassa, era piena di banconote da 100 euro, c’è anche una scatola di diamanti. Noi non ne sapevamo nulla”.
Renzo Bossi sempre sentito dal Fatto sostiene di non aver mai visto quella cassa e che “l’aereo non sia mai arrivato ad Abidjan perché Belsito, nonostante il contratto, non ha mai versato l’acconto agli imprenditori”. A Libero poi il figlio del fondatore del Carroccio ha parlato di alcuni giornalisti che lo vorrebbero fregare.
Francesco Belsito invece si è difeso spiegando che “la cassa non esisteva, sono stato truffato anch’io da un avvocato d’affari locale che mi ha mostrato quella foto per convincermi a lavorare con lui. Ho perso 200.000 euro”.
Il Fatto Quotidiano però ha citato un video “in mano agli imprenditori russi, in cui Belsito, alla presenza di Bossi, parla di una cassa ad Abidjan”, che è stato poi messo in onda durante la trasmissione di Peter Gomez Sono le venti.
I giornalisti Luigi Franco e Thomas Mackinson hanno realizzato una vera e propria inchiesta alla ricerca dei famosi 49 milioni della Lega, con questa vicenda della Costa d’Avorio che sarebbe solo la prima parte.
In sostanza i russi visto che ci avrebbero rimesso del denaro in questa storia avendo dovuto pagare per tornare a casa, avrebbero cercato di rifarsi vendendo informazioni riguardando questa storia.
Belsito ha ribadito come i soldi non ci sono mai stati e di essere stato lui il truffato, ma i russi hanno risposto con un video dove si vede l’ex tesoriere e si ascolta la voce di Bossi jr. mentre parlano di una cassa in uscita da Abidjan.
“Singolare, anche la scelta del cargo aereo come mezzo di trasporto, al costo di ben 120.000 euro - scrive sempre il Fatto annunciando il prosieguo dell’inchiesta - Un costo decisamente alto rispetto al valore di oggetti di artigianato e al prezzo di un trasporto via mare, stimabile in 20.000 euro”. Una giustificazione sarebbe quindi soltanto “l’urgenza del trasporto”.
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