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martedì 25 ottobre 2011

Energie rinnovabili uno Stato senza piani è un costo troppo alto




Energie rinnovabili 
uno Stato senza piani 
è un costo troppo alto

AGOSTINO CONTE*

Gentile Direttore il suo quotidiano ha il merito di aver aperto una quanto mai opportuna riflessione sul mercato elettrico italiano. Le scrivo in qualità di VicePresidente del Comitato Energia di Confindustria, associazione richiamata più volte nei due articoli da voi pubblicati. Per aiutare i non addetti ai lavori, giova ricordare cosa è accaduto in questi anni nel settore elettrico italiano: 1) si è passati da un monopolio pubblico ad un processo di privatizzazione/liberalizzazione, ritenendo che l’ordine sistemico e l’efficienza potessero essere meglio garantititi da un sistema di prezzi di mercato; 2) si sono fatti oltre 30 miliardi di investimenti in centrali a gas e carbone rendendo il nostro parco di produzione termica tra i più efficienti e puliti al mondo; 3) nell’ultimo anno è stato quadruplicato il quantitativo di energia fotovoltaica installata grazie agli incentivi più elevati al mondo (al 2030 l’utente avrà pagato un conto di oltre 110 miliardi di euro).
Possiamo dire che competitività, efficienza e sostenibilità sono stati raggiunti? Purtroppo non è cosi. Ci sono anzi molti problemi irrisolti.
In Italia si è invetito in nuovi centrali dove è stato possibile avere le autorizzazioni dimenticandoci però che era anche necessario collegarli al sistema elettrico, e che quindi bisognava autorizzare anche lo sviluppo delle infrastrutture di rete. Questo proliferare "impianti senza reti" ha prodotto aree del paese che hanno troppa energia rispetto a quella che consumano e aree che al contrario presentano grossi deficit.
A fronte di questi disequilibri, il modello di mercato, che già registrava un costo dell’energia sempre più elevato ed insostenibile per i consumatori industriali che ha portato alla riforma "CalderoliScajola" che dovrebbe entrare in vigore il 1 aprile 2012 – sempre che non si tratti di uno scherzo basata su due punti: a) prezzi zonali per i consumatori finali (ovvero chi non vuole le infrastrutture energetiche si assume anche il costo delle conseguenze e non può più socializzarlo addossandolo ad altri cittadini); b) in meccanismo di prezzo Pay as Bid, ovvero l’energia si paga al prezzo di offerta (sembra paradossale, ma l’energia viene ancora fatta pagare al prezzo dell’ultimo che viene chiamato a produrre, che ovviamente è il più alto).
Con l’escalation senza precedenti delle rinnovabili, ed in particolare del fotovoltaico, la situazione è "definitivamente impazzita": a) si fanno impianti soprattutto a sud, dove la domanda di energia è bassa aggravando ulteriormente l’eccesso di elettricità non consumata; b) i sistemi di trasmissione e distribuzione sono in forte difficoltà nel veicolare dal sud al nord l’energia rinnovabile soprattutto quella eolica.
C’è quindi uno straordinario paradosso: diamo gli incentivi più elevati al mondo per produrre energia soprattutto dove non riusciamo a consumarla e rischiamo di dover sussidiare gli impianti termici appena costruiti per evitarne la chiusura (perché "lavorano" poche ore), impianti che sono però indispensabili per tenere il sistema elettrico in sicurezza.
Possiamo permetterci ancora di navigare a vista senza programmazione? Se seguita così, chiediamo se ha ancora un senso avere un’Autorità indipendente quando il chilowattora sarà subissato dagli oneri fiscali e parafiscali ed extra mercato?
L’industria italiana è una grande flotta di piccole medie e grandi imprese, che affronta quotidianamente il mare di una difficile congiuntura economica. Il Paese non può più permettersi di veder affondare la parte più importante del suo Pil dall’iceberg dell’incertezza, metafora di un sistema che fluttua verso una deriva incontrollata. E’ per questo che la Dott.ssa Marcegaglia ha chiesto al Ministro Romani di avviare un profondo Assessment del mercato prima di qualunque ulteriore decisione.
*VicePresidente Comitato Energia Confindustria


Energie rinnovabili più "smart grid" e meno incentivi

Su repubblica.it di oggi il sottosegretario Stefano Saglia interviene sul futuro delle rinnovabili in Italia: pubblichiamo il suo intervento perché vogliamo realizzare con i vostri contributi, espressi nei commenti una risposta di sosrinnovabili su questo tema centrale.

di Stefano Saglia

Gentile Direttore,
leggendo la lettera di Agostino Conte, Vicepresidente del Comitato Energia di Confindustria, in cui si sollevano una serie di riflessioni e di criticità circa lo stato del mercato elettrico italiano, ho sentito il dovere, in qualità di Sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico con delega all'energia, di dare una risposta ed una spiegazione.
Il sistema energetico si trova indubbiamente in un momento di intensi cambiamenti. Nel sistema elettrico il percorso di revisione di alcune regole del modello scelto nel 2001 è stato avviato già dal 2009 attraverso un confronto con tutte le componenti del sistema.
Questo ha permesso a tutti di comprendere bene esigenze e problemi e trovare le soluzioni più idonee a rendere il sistema più efficiente e trasparente.
Dopo soli due anni, ci troviamo di fronte ad uno scenario abbastanza modificato. Da una parte, sono stati superati i problemi autorizzativi che bloccavano alcuni grandi elettrodotti, responsabili di far schizzare in alto i prezzi in alcune zone del paese e di gravare le forniture di oberi impropri.
E' stato introdotto l'obbligo di una autorizzazione unica per impianti di produzione e infrastrutture di rete. Infine dsono state attuate o comunque avviate tutte le linee di riforma definite nell'ambito del Tavolo di confronto.
Dunque nel tempo c'è stata una trasformazione strutturale del settore, dovuta allo sviluppo della green economy che ha portato con se una serie di criticità che non sono esclusive dell'Italia ma sono presenti in tutta Europa.
Le nergie rinnovabili sono intermittenti e vanno integrate nella rete di trasproto e distribuzione attrverso le Smart Grid.
Occorre, dunque, una disponibilità di potenza di riserva pronta e capacità di accumulo. Del resto l'ipotesi di modelli di integrazione nell'ambito di mercati regionali europei sta concretamente andando avanti, aprendo nuove prospettive al sistema. Conte cita il pay as bid ed il "prezzo zonale", cavalli di battaglia della riforma del 2009 che, a nostro avviso, sono ormai superate.
Il contesto è cambiato e le soluzioni devono essere diverse.
In un mercato in overcapacity con una domanda bassa il tema della regola di formazione di prezzo non è certo il più urgente ed occorrono nuove risposte; in più ci allontanerebbe dall'europa, restringendo margini di concorrenza.
Rimangono però validi gli obiettivi di dare più trasparenza ed efficenza al mercato e ridurre i prezzi, da inquadrare in un'analisi aggiornata della situazione.
Abbiamo convocato questa settimana un tavolo sulla riforma del mercato per la discussione del secondo rapporto di monitoraggio con tutti i soggetti istituzionali (Mse, AEEG, Terna, Consumatori, produttori, distributore, GME).
Da questa revisione deriverà il programma di revisione di regole, alla luce dei nuovi cambiamenti.
Entro l'anno dovremmo approvare il Piano di sviluppo di terna che pone il tema dei sistemi di accumulo per sfruttare al meglio la potenza installata a fonte rinnovabile e gestire in sicurezza il sistema.
Non si tratta solo di costi o di interessi di parte: occorre ripportare al centro il tema della sicurezza della rete, come presupposto indispensabile per lo sviluppo.
Gli accumuli potrebbero rappresentare una soluzione vanzata per controbilanciare in modo efficiente la produzione non programmabile di alcune fonti rinnovabili.
Sono del resto necessari nuovi fondi europei per mettere gli Stati membri in condizione di sostenere la trasformazione in atto.
Il Governo sta cercando di utilizzare al massimo i fondi UE disponibili ( ad esempio il finanziamento tramite POI in milioni di euro per reti, cabine primarie ed accumuli) ma occorrono misure mirate.
Il Governo punta ad uno sviluppo sostenibile delle fonti rinnovabili evitando di sovraccaricare il sistema e di essere in line con una logica di mercato.
Nel 2011 lo sviluppo del fotovoltaico è stato intenso e territorialmente concentrato anche perché molto è stato fatto con ricorso alle procedure semplificate per gli impianti (DIA). Le energie rinnovabili devono svilupparsi ma nel rispetto delle regole di dicurezza della rete.
Pertanto per le rinnovsabili puntiamo ad un revisione degli incentivi, allo sviluppo delle reti contestualmente allo sviluppo degli impianti (con l'autorizzazione unica), ad una maggiore capacità di programmazione territorile da parte delle Regioni e ad eventuali "limiti" alla potenza installabile nei casi di pericoli per la sicurezza del sistema.
Sottosegretario di Stato
al Ministero
dello Sviluppo Economico
con delega all'Energia

http://sosrinnovabili.net/flat/notizia-24-ottobre-2011/

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